A Campsirago, un borgo dal tempo sospeso dell’Alta Brianza, dove ha il suo centro vivo una delle più interessanti residenze teatrali d’Italia che ospita tutto l’anno compagnie gruppi in uno spazio zen di idee e creatività per i lavori sul palcoscenico. È qui che ha preso il via in modo quasi pioneristico “Il Giardino delle Esperidi”, festival tra natura e scena dove gli spettatori diventano parte di un tutto organico fatto di incontri e condivisione. Una piccola comunità che prende corpo lungo i giorni della rassegna (questa volta dal 21 al 30 giugno) con lo svelamento e la conoscenza dell’arte del camminare. Questa produce intesa, stimola pensieri e idee; seguendo il ritmo e il battito del cuore, insegna a osservare, a guardare oltre gli steli e i rami, oltre i rigagnoli dell’acqua cristallina dei boschi fino a produrre un corpo compatto fatto di tante diversità. Eppure uguali. Tanti camminatori che Losi, il direttore artistico del festival, instancabilmente ha guidato giorno dopo giorno durante la rassegna e continua, nell’intero arco dell’anno in giro per la Penisola. E il miracolo si compie sempre. Piccolo, quasi impercettibile, con il passare dei giorni svela tutto il suo potenziale, producendo tempo liberato. Utile per conoscere sé stesso e gli altri, imparando ad ascoltare nel profondo, liberando energie per educare lo sguardo a mirare lontano. Niente di meglio, a questo punto, che incontrare il teatro. Ecco così che Campsirago nel tempo ha incrociato cammino e scena, mettendoli insieme in spazi inediti di natura. Tra fili d’erba, terriccio, un mare di verde smeraldo, cespugli di more e forti odori di prato che punzecchiano l’olfatto, ecco inedite location dove si può assistere a riedizioni di antiche fiabe come Hansel e Grethel ma anche moderni racconti di vita vissuta, poesie visionarie: gli attori escono dal gruppo del cammino ed è teatro.
“Tornare a Campsirago per gli ultimi due giorni del festival Il Giardino delle Esperidi, nell’edizione in cui ha compiuto giusto giusto vent’anni, e che noi frequentavamo quando era ancora un “borgo selvaggio” è stata, come ogni volta, un’esperienza unica ed emozionante. […] Finisce così anche questa edizione di festival, unico nel suo genere, immerso in un luogo sui monti della Brianza in cui, come abbiamo visto nei contributi di Klp, il teatro riesce a vivere sovrano in tutte le sue molteplici forme, immerso nella natura e nel paesaggio.”
In un’epoca in cui la frenesia e la tecnologia spesso ci allontanano dall’essenza delle cose, Il Giardino delle Esperidi offre un prezioso momento di rallentamento e riconnessione, sia con sé stessi sia con l’ambiente. Il festival ci ricorda che l’arte, in tutte le sue forme, non è solo un rifugio dall’ordinario ma anche uno strumento potente per la comprensione e la valorizzazione del mondo che ci circonda. Con questo obiettivo Il Giardino delle Esperidi non si pone come solo un un festival ma come un vero e proprio rituale di riscoperta, che anno dopo anno rinnova il legame tra cultura e natura, celebrando la bellezza del territorio e la creatività umana in un dialogo incessante e fruttuoso.
Con Michele Losi, Bruno Cappagli, Teatro Telaio e Oscar De Summa la prima parte del festival brianzolo, tra camminate nei boschi e sogni a volte tormentati.
Il Giardino delle Esperidi è un festival immersivo nella natura e in sé stessi. Da sempre il festival mette al centro della propria riflessione l’uomo come tutt’uno con la natura, perfettamente integrato nell’ambiente in cui vive in un rapporto simbiotico col paesaggio e il mondo naturale che abita. Ogni spettacolo o installazione, ogni esperienza che viene presentata e vissuta al Giardino delle Esperidi volgono a considerare l’essere umano come parte del tutto in un rapporto paritario con la natura. Il Festival può essere considerato un’esperienza totalizzante di compenetrazione tra individuo e natura attraverso passaggi preparatori, percorsi di introspezione, momenti di riflessione condivisi e momenti di partecipazione collettiva. Forte della sua storia ventennale, Il Giardino delle Esperidi Festival è un festival incentrato non sulla successione di singole produzioni autonome tra loro, ma sulla coerenza delle riflessioni e delle relazioni in riferimento a determinati temi.
Camminare diventa così linguaggio, relazione, dialogo anche con il proprio corpo. Un invito a “Inforestarsi”. Lasciare cioè, entrando nella foresta, che questa con le sue regole, i suoi ritmi, il suo suono, entri in ciascuno di noi.
A volte, le carte, anche non credendoci, spiazzano. Ciò vale anche per i performer, che in realtà non recitano nessun personaggio – come sottolinea Anna Fascendini – in uno spettacolo-non spettacolo, perchè lo spettatore guarda più dentro se stesso che l’attrice che chiede di scegliere delle carte a piacere, la quale a sua volta è spettatrice della persona che ha di fronte, di cui non conosce assolutamente nulla. Nell’interazione, la performer racconta solo alcuni dettagli della tragedia di Shakespeare, in una dimensione più amichevole che realmente attoriale, ma molto curata. Un viaggio spiritale per entrambi, performer e spettatore.
La XX Edizione de Il Giardino delle Esperidi Festival, che si svolge ogni anno a cavallo tra giugno e luglio diffuso in sette comuni del lecchese, a cura di Campsirago Residenza, mette in cartellone uno spettacolo interattivo-conviviale tra attori e pubblico.
Anche quest’anno Il Giardino delle Esperidi Festival ha offerto un programma ricco e variegato. Tra gli spettacoli più attesi c’era anche l’anteprima di “Ora felice” portato in scena dalla compagnia Qui e Ora Residenza Teatrale.
Lo spettacolo scritto da Elisabetta Pau riesce a far ridere di gusto il pubblico parlando proprio di morte. Gran merito va chiaramente ad Antonio (Tonino) Murru che dà magicamente vita allo splendido burattino creato da Donatella Pau.