Campsirago Residenza
spettacolo itinerante
teatro immersivo
100 minuti
Mercoledì 28 giugno, ore 19.00

Amleto e le sue domande sono dentro ciascuno di noi:  quello che ci rende umani è il dubitare, il poter ipotizzare scenari differenti a seconda delle azioni, delle relazioni, delle direzioni che scegliamo di percorrere. Così Amleto, una questione personale è un viaggio, anzi sono due viaggi.

Due percorsi diversi e possibili che attraversano luoghi differenti ed incontrano personaggi, dubbi, momenti della tragedia shakesperiana fatta a pezzi. Come un puzzle che si compone nelle casualità degli incontri, ma che permette di specchiarsi e riconoscersi.

Amleto, una questione personale nasce anche dal desiderio di sperimentare possibilità di commistione tra le azioni di teatro nel paesaggio, le performance immersive e quelle per uno spettatore solo: le strade che gli artisti di Campsirago Residenza indagano da anni e che sono state oggetto del corso di alta formazione da cui questo spettacolo nasce.

Amleto, una questione personale è uno spettacolo di teatro contemporaneo, in parte su palco, in parte itinerante che, attraverso un viaggio fisico e metaforico esplora i grandi temi del dubbio e del desiderio.

Amleto è una crepa, è un nome scheggiato, una storia che nessuno vuole più sentire. Eppure Amleto continua ad abbaiare, ritorna sempre, come un cibo indigesto, come una melodia incessante, come una piccola spina scura sotto la pianta di un piede. Amleto è quella presenza che risiede dentro ognuno di noi, come un esercito in assetto di guerra. Amleto ha mille maschere, come lo sono le celle segrete dentro di noi; è quel pensiero che ci ingabbia sotto una tempesta interiore.

Amleto, una questione personale diviene esperienza collettiva e individuale attraverso i labirinti della psiche.

Amleto, una questione personale fonde linguaggi ed esperienze: il teatro da palco, la drammaturgia contemporanea in una riscrittura destrutturata e originale dei temi di Amleto, i rituali del terzo teatro, i corpi performanti in natura, fino al teatro immersivo in cui la tecnologia delle cuffie, il soundscape e il testo si fondono in un monologo interiore di Amleto che, perdendosi, incontra i propri fantasmi, la spietata dinamica del potere, la passione e il dramma dell’amore. Amleto, e con lui il pubblico, si perde in un bosco, che potrebbe anche essere una periferia urbana, in una continua ricerca di sé.

La geografia drammaturgica e fisica procede per vie traverse, deviazioni, salite, come sono le nostre anime.

Nella scrittura corale dello spettacolo, Amleto vaga come un fantasma al di fuori della consuetudine, del buon costume, oltre quel confine della vita ordinata di chi, apparentemente, si accontenta di una felicità effimera e volatile. Amleto rappresenta l’inquietudine, quel tormento interiore che non ci fa dire “sono davvero felice”; quel tremare continuo nell’impossibilità di stare, semplicemente, senza partire e andare, ogni volta, per ricominciare da capo. Nella performance Amleto diviene colui che dentro di noi ci impedisce di superare il limite, di guardare al futuro, di scoprire cioè che non andrebbe visto. Amleto disturba segreti che non vogliono essere disvelati. È spirito del continuo dubitare, del fare filosofia sul proprio tormento interiore.  

Durante il cammino si ascoltano suoni e testi, si avverte il passo e il respiro degli altri spettatori, attraversando un percorso fisico in cui a ogni tappa vi è un quadro scenico, un’apparizione. Amleto, una questione personale diviene allora rito collettivo e allo stesso tempo un’esperienza individuale nella quale ognuno è invitato a indagare i propri dubbi, ma anche i propri desideri. Il passo lento si fa comunitario, e nello stesso momento la mente, come un battito continuo, scava nel proprio personale Amleto. Il paesaggio impregna della sua presenza, diviene luogo del dedalo fra i meandri del principe di Danimarca.

regia Anna Fascendini, Giulietta de Bernardi, Michele Losi | con Anna Fascendini, Barbara Mattavelli, Benedetta Brambilla, Giulietta de Bernardi, Liliana Benini, Marialice Tagliavini, Michele Losi, Sebastiano Sicurezza, Sofia Bolognini,  Stefano Pirovano | costumi Stefania Coretti | musiche Diego Dioguardi, Luca Maria Baldini | dramaturg Sofia Bolognini |drammaturgia collettiva liberamente ispirata all’Amleto di William Shakespeare | produzione Campsirago Residenza
Dove
Partenza e arrivo Corte San Donnino,
Via San Donnino, fraz. Mondonico,
Olgiate Molgora
Mercoledì 28 giugno, ore 19.00
Rassegna stampa

Ho visto numerosi allestimenti del Macbeth, del Giulio Cesare e del Riccardo III di Shakespeare (potete trovarne le recensioni qui su ALIBI). Pochi, invece, quelli dell’Amleto. La ragione non può essere il puro caso, perché non esiste. Forse, più semplicemente, Amleto mette soggezione. Fossi un regista teatrale, mi tremerebbero i polsi a maneggiare il classico dei classici, l’opera che, insieme all’Edipo re di Sofocle, sta alla base del teatro occidentale.

Ma se anche ne avessi visti molti di più, sono sicuro che questo “Amleto, una questione personale” mi avrebbe fatto lo stesso effetto che mi ha procurato venerdì sera al Festival Il Giardino delle Esperidi a Campsirago: quello di una rivelazione. Mi ha lasciato il segno e sono sicuro che me lo ricorderò, anche quando altre decine di spettacoli andranno a sovrapporglisi, richiedendo spazio alla mia memoria. Sarà difficile che l’otterranno a spese di questo allestimento. Saul Stucchi – Alibi online