concerto
Venerdì 2 luglio 2021
Sono le due attrici-cantanti con il suono della viola, della dulsetta e e del tamburo, a farsi veicolo, in una dimensione lirica-teatrale, per esprimere e condividere il cantare in un luogo, indagandone le caratteristiche acustiche, spaziali e poetiche, come esperienza intima e universale.
Il repertorio di canti proposti attraversa l’universo di diverse culture tradizionali e i testi sono vere e proprie poesie in cui l’essere umano trovandosi di fronte a se stesso e non sapendo come parlarne nel linguaggio ordinario, ha scelto la via del canto come espressione più efficace del proprio mondo interno in relazione all’universo. Sono i canti dell’anima, i canti della presenza, la “poesia anonima” dei nostri antenati, la radice da cui siamo scaturiti e vibrano nelle nostre fibre più profonde. Sono timbri, ritmi e melodie in grado di assorbire le acustiche di un luogo e dalle sonorità degli esseri che lo abitano, ritrovare un’empatia con quelle atmosfere e irradiare tutto ciò al cospetto di una nuova comunità
di e con Camilla Dell’Agnola e ValentinaTurrini
Rassegna stampa
Due voci femminili. Una viola. Una dulsetta. Un tamburo. E poi cascate. Ruscelli. Campanacci di mucche. Muri di chiesette abbandonate. Stalle dismesse. Falò nella notte. Valli. Boschi di abeti. Cani lontani. Poiane. Vento. Una pratica sottile e profonda di ascolto dei luoghi e degli elementi tesa a cercare un accordo (ancora: sottile e profondo) tra le voci, le storie e immagini che esse ri-creano attraverso il canto e i luoghi che esse abitano, compartecipi di un accadimento che si costituisce in e di pienezza e fugacità.
Vien da pensare a Gilles Deleuze, al suo saggio I mediatori del 1985: parla di sport, il celebre filosofo, distinguendo quelli in cui ciò che importa risiede principalmente nell’atleta (es: il lancio del peso) da quelli in cui lo sportivo è chiamato ad accordarsi a una forza altra e più grande (es: il deltaplano). Una concreta, esattissima pratica dell’attenzione. Per vincere una gara. Per far meglio risuonare, vivere, un canto. Le due cant-autrici sono bravissime, ça va sans dire. Ma anche qualcosa in più: sono attentissime. Mettono la loro sapienza al servizio di un ascolto più largo, umanissimo e sacrale: «Dio, perso nella creazione» ricorda Sista Bramini in un breve testo pubblicato nelle ultime pagine del libretto «attraverso il canto umano ricorda se stesso». Michele Pascarella – Gagarin orbite culturali